Benvenuti nell’era della Share Economy
Ognuno di noi ha sicuramente uno o più oggetti che avrà usato al massimo due volte e riposto nel cassetto del dimenticatoio o in un angolo del proprio garage, dove si è depositata una moltitudine di polvere quasi imbarazzante.
E se questi oggetti, ormai in disuso, diventassero strumenti per guadagnare denaro extra?
Oggi è possibile! Benvenuti nell’era della Share economy, anche conosciuta come “consumo alla pari” o “consumo collaborativo”. La Share economy viene identificata come quel modo di fare business che permette la condivisione di oggetti di varia natura (come attrezzature sportive, dispositivi elettronici, ecc.) e consente ai consumatori di generare un profitto personale extra.
Complici la crisi economica e la fiducia che ormai si è riposta in internet, infatti, il numero di imprenditori cosiddetti “part-time” che trasformano oggetti personali in vere e proprie entrate economiche è in continua crescita.
Ogni cosa diventa oggetto di condivisione ed i possessori all’interno del panorama della share economy possono essere considerati sia produttori che consumatori dei beni in questione.
Connettersi per fare shopping, condurre ricerche o guardare video è diventato, infatti, parte integrante delle abitudini giornaliere di molti. Pertanto, l’aspetto social non rimane più relegato alla sfera delle relazioni o comunicazioni digitali, ma entra a far parte anche della vita offline, dando al concetto di possesso una accezione più ampia e trasformandolo in “possesso condiviso”.
Ma cosa gli italiani sono effettivamente disposti a condividere? Secondo la ricerca condotta da Nielsen (Global Survey of Share Communities, Q3 2013), il 71% degli italiani è disposto a condividere la propria auto, che perde quindi il suo valore sociale, passando dall’essere considerata un bene di lusso a un semplice strumento per soddisfare una necessità di base.
Anche i dispositivi elettronici rientrano in quella categoria di beni materiali che ben il 37% degli italiani è disposto a “sharizzare”.
Perfino gli abiti per occasioni ed eventi speciali, diventano oggetti da spartire, tanto che il 33% degli italiani si dice favorevole a condividerli.
L’idea di condividere non implica necessariamente la presenza fisica di un oggetto, basti pensare che il 43% degli italiani è desideroso di condividere il proprio sapere via internet, attraverso corsi di lingua o lezioni di musica, che richiedono semplicemente capacità e tempo.
Si assiste a un inevitabile cambiamento di valori; ma cosa comporta questo cambiamento e in che modo può essere vantaggioso per le aziende?
Indubbiamente questa propensione alla condivisione comporta una ridefinizione delle relazioni, che devono continuare però a poggiare sui concetti di reputazione e fiducia.
È necessario che le aziende che si trovano a dover affrontare un panorama diverso, rispetto a quello a cui erano abituate, costruiscano un valido programma di fiducia, ascoltando le esigenze dei loro consumatori sia a livello online che offline, rendendoli così dei veri e propri “partner di valore” con i quali poter sviluppare il prossimo e migliore prodotto innovativo.
Clicca qui per scaricare il report “Is Sharing the new Buy”
https://www.qa.nielsen.com/it/it/insights/article/2014/benvenuti-nell-era-della-share-economy/